Gianpietro Benedetti è Presidente del gruppo multinazionale Danieli, con sede principale a Buttrio e fabbriche ed uffici tecnici in USA, Cina, Vietnam, Thailandia, India, Russia, Francia, Germania, Svezia, Olanda, Turchia, per un totale di circa 9.000 persone ed un fatturato di 3.500 / 3.700 milioni di Euro (al 2022). Il Gruppo ha due attività principali: il plant making impianti siderurgici (è uno dei due leaders mondiali) e lo steel making con le Acciaierie Bertoli Safau, che è tra i tre leaders europei nella produzione di acciai speciali. Gianpietro Benedetti è in Danieli dal 1961, inizialmente progettista meccanico, e nel 1968 – dopo 6 anni quale leader avviamenti impianti – assume la responsabilità di Direttore Ufficio Tecnologie e Processi di laminazione.
Dal 1976 è Direttore Tecnico-Commerciale e progressivamente degli uffici tecnici, project management e centro ricerche. Nel 1986 co-CEO, nel 1999 CEO e dal 2003 Presidente del Consiglio di Amministrazione e CEO. Nel 2000 gli viene conferita la laurea ad honorem in Ingegneria Meccanica dall’Università degli Studi di Trieste e nel 2006 quella in Ingegneria Gestionale dall’Università degli Studi di Udine. Dal settembre 2010 Presidente Fondazione ITS, indirizzo per l’industria meccatronica ed aeronautica di Udine. Nel 2018 riceve il diploma MBA ad honorem in International Business dal MIB School of Management di Trieste. Nel 2018 l’award “T. Sendzimir Memorial Medal” dall’AIST, USA (Association for Iron and Steel Technology) per il contributo allo sviluppo della siderurgia, anche grazie ai numerosi brevetti ed invenzioni (91) registrati a suo nome. Dal giugno 2006 è Cavaliere del Lavoro della Repubblica Italiana. Nel 2021 l’Assemblea dei Delegati di Confindustria Udine lo ha eletto Presidente, il suo programma presidia i seguenti argomenti:
- Energie rinnovabili Orientamento;
- Formazione;
- Innovazione;
- Ricerca;
- Sicurezza sul lavoro;
- Reclutamento ingegneri/tecnici;
- Manodopera specializzata Net Zero PNRR;
- Infrastrutture;
- Logistica Filiere e PMI Internazionalizzazione;
- Export;
- Famiglia;
- Natalità;
- Women Empowerment;
Anna Mareschi Danieli nasce a Latisana nel 1980. Cresciuta respirando aria imprenditoriale, sin dai primi anni di vita ha toccato con mano il sacrificio di chi le stava vicino per far crescere sia l’azienda, sia i propri collaboratori. Si è laureata all’Università Bocconi di Milano in Economia aziendale nel 2004. E’ Vice-President, Finance alla Danieli & C Officine Meccaniche Spa di Buttrio. Prima di assumere un ruolo da dirigente nel Team Amministrazione e Finanza, è stata Responsabile finanziario Asia e Pacific del Gruppo Danieli, nel quale è approdata dopo precedenti esperienze professionali, anche all’estero, alla SMI Steel South Carolina e in diversi istituti bancari.
Nel 2017 l’Assemblea dei Delegati l’ha eletta Presidente e sin da subito ha messo in campo le sue competenze e tutta la sua credibilità sul mercato nazionale e internazionale, specie finanziario, per trovare il giusto equilibrio fra il rispetto delle regole, imprescindibile, e il superamento delle convenzioni che soffocano ingiustamente il lavoro e lo spirito imprenditoriale, convinta che ridare centralità alla competizione debba essere un metodo e mezzo di propulsione per uno sviluppo continuo. Il suo programma si incentra su alcune parole e idee chiave:
- Cambiamento, che significa ristrutturazione interna e ripristino delle relazioni con gli altri enti regionali senza il cui apporto è impossibile il passaggio di Regionalizzazione, ma anche, forse soprattutto, rilegittimare il ruolo stesso dell'associazione;
- Trasparenza, chiarezza e sburocratizzazione (adeguamento dello Statuto alle esigenze attuali di Confindustria)
- Scuola/Formazione/Training in realtà aziendali. Team up con Università, ITS, scuole professionali per "third mission" in relazione alle esigenze del territorio
- Natalità e immigrazione. Le industrie hanno bisogno di capitale umano, l'immigrazione non qualificata e la scarsa natalità non lo garantiscono.
- Digitalizzazione, senza la quale non siamo non solo nel futuro, ma nemmeno nel presente
- Spending review, per dare efficienza, prima ancora che richiederla
- Internazionalizzazione, specie nel marketing, per competere in un'economia oramai global
- Ridefinizione dei ruoli e aumento della rigidità dei confini per gli interventi nelle partecipate
- Ambiente e Energia
Matteo Tonon nasce a Udine il 25 marzo 1979. Sin dal periodo degli studi inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, storica realtà manzanese operante dal 1926 nel settore dell’arredamento e delle forniture, all’interno della quale, in breve tempo, riveste importanti cariche dirigenziali.
L’impegno per il territorio non inizia molto più tardi tantoché nel 2007 è già Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Udine, esperienza che ha rafforzato in lui lo spirito di appartenenza e il senso del ruolo dell’Associazione come strumento di coesione per trasformare i singoli interessi aziendali in interessi collettivi.
Lo spirito di servizio è stato anche alla base della sua presidenza in Promosedia, di cui ha gestito la fase delicata della chiusura dell’attività e del passaggio del marchio alla Camera di Commercio, e della vicepresidenza del Catas dove invece ha potuto approfondire le problematiche relative all’individuazione di nuove opportunità di mercato per il settore della sedia.
Durante il mandato del Presidente Adriano Luci ha ricoperto la carica di Vicepresidente con delega a Scuola, Università e Innovazione. È stato eletto Presidente di Confindustria Udine nel 2013 ed il suo programma di mandato è indirizzato alla promozione del percorso di rinnovamento dell’Associazione e al rilancio dei rapporti con le istituzioni.
In questo contesto i capisaldi della sua presidenza sono costituiti dalle iniziative rivolte a rafforzare l’attrattività del territorio, la competitività delle imprese e a sostenere gli investimenti puntando all’innovazione e all’internazionalizzazione.
Con la costituzione dell’Associazione culturale di imprese – gliErgonauti ha inteso sviluppare un più strutturato percorso per lo sviluppo della cultura d’impresa nella società e nelle aziende.
Nato a Tavagnacco il 27 marzo 1960, assieme ai fratelli inizia a lavorare nell’azienda paterna che, grazie alla lungimiranza e alla capacità imprenditoriale della famiglia, è diventata un gruppo di imprese dedicate ai servizi per l'ecologia e alla generazione di energia da fonti rinnovabili, fabbriche per la produzione di prefabbricati industriali, cave in Albania per l'estrazione di inerti, agenzie per lo sviluppo di attività immobiliari.
Da sempre Adriano Luci ha affiancato all’attività nelle aziende di famiglia l’impegno istituzionale e associativo. Tra i principali incarichi ricoperti figurano i ruoli di Consigliere di Amministrazione di Friulia Spa, Vice Presidente della Camera di Commercio di Udine, Presidente di Formindustria, Consigliere di Informest e Vice Presidente della Banca Popolare di Cividale.
Da luglio 2007 a luglio 2013 Adriano Luci ha assunto la Presidenza dell’Associazione Industriali di Udine che si è trovato a gestire, nella peggiore fase dell’economia dal dopoguerra, puntando sulla promozione dell’innovazione e sulla centralità del manifatturiero, sui giovani, sulla cultura d’impresa, sulla formazione, sulla crescita dimensionale, sull’internazionalizzazione. Sotto la sua guida l’11 luglio 2008 l’Associazione degli Industriali della provincia ha cambiato la denominazione in Confindustria Udine.
Nato a Gemona del Friuli il 28 gennaio 1956, è il figlio primogenito del cav. lav. Marco Fantoni. Inizia gli studi universitari in Economia e Commercio ma nel 1976, a seguito del disastroso sisma che colpì il Friuli, li abbandona per affiancarsi al padre nell’opera di ricostruzione della struttura industriale di Osoppo distrutta dal terremoto.
Da quel momento si impegna totalmente in ambito produttivo aziendale e nel 1987 diventa Amministratore Delegato dell’azienda omonima. Il costante impegno nella ricerca e nel total design - implementati a partire dal 1996 con la realizzazione del Centro Ricerche Fantoni - valgono l'assegnazione del Compasso d'Oro alla Carriera 1998 dell'ADI (Associazione per il Disegno Industriale).
L’impegno verso l’azienda non sottrae Giovanni Fantoni dall’impegno verso il territorio. Infatti, oltre a numerosi incarichi negli istituti bancari dentro e fuori regione, già nel 1988 riveste la carica di Presidente Regionale del Gruppo Giovani Imprenditori della Regione Friuli Venezia Giulia e nel 2003, dopo 6 anni accanto Presidente Adalberto Valduga nella veste di Vicepresidente Vicario dell’Associazione Industriali di Udine, riceve il testimone dall’ingegnere ed è eletto Presidente. Giovanni Fantoni si è prodigato nell’impegno per rilanciare la centralità del manifatturiero ed esortare la Regione ad assumere misure di politica industriale che favorissero gli investimenti. Ha stimolato e promosso il cambiamento nelle aziende e in Associazione al fine di legittimare l’industria a chiedere riforme e cambiamenti istituzionali.
Nato a Belluno il 21 aprile del 1941, si laurea nel 1965 in ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano. La sua prima esperienza lavorativa è all’Enel, per passare poi alla libera professione nella progettazione e consulenza d’impianti elettrici. Nel 1976 fa il suo ingresso all’Acciaieria fonderia Cividale Spa, dove fa subito sentire la propria influenza. Ne sviluppa l’attività attraverso l’acquisizione di numerose aziende operanti nel settore metallurgico.
Un crescendo continuo che lo porta alla presidenza della Cividale Spa, holding del Gruppo, che opera nel settore metallurgico, in particolare in quello della fonderia di acciaio e della forgiatura, attraverso diverse aziende del Friuli Venezia Giulia e del Veneto.
Vicepresidente dal 1981 al 1983 dell’Assofond, Associazione italiana fonderie, nel 1986 è vicepresidente dell’Associazione industriali della provincia di Udine, carica che mantiene fino al 1997, quando è nominato presidente. Adalberto Valduga puntò in modo particolare sul miglioramento della competitività: in questo contesto l’Associazione ha sviluppato rapporti di collaborazione con il mondo della scuola, dell’Università e della cultura secondo un disegno di valorizzazione dei “centri” di eccellenza sul territorio. Nel luglio del 2003 siede sulla poltrona di vicepresidente di Confindustria del Friuli Venezia Giulia, allora guidata da Piero della Valentina e, contemporaneamente, è presidente della Camera di commercio di Udine.
Nel 2002, Adalberto Valduga è stato nominato cavaliere del lavoro.
Nato a Vienna il 16 luglio 1932, Melzi è stato presidente delle Acciaierie Weissenfels di Tarvisio, un'azienda leader mondiale nel settore delle catene, che aveva sei consociate (quattro in Europa, una negli Stati Uniti e una in Sudamerica) tutte facenti capo alla Weissenfels Italia. Nominato cavaliere del Lavoro nel 1976, Melzi è stato dal 1989 al 1996 presidente dell'Associazione Industriali della provincia di Udine. Carlo Melzi guidò l’Associazione nell’affrontare le nuove sfide imposte dal mercato rafforzandone il radicamento nella società affiancando l’industria friulana nella sua affermazione sui mercati internazionali.
È stato per lungo tempo fra i protagonisti anche nel campo dell'editoria. È stato proprietario dei quotidiani Il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto di Udine. Carlo Melzi era inoltre presidente onorario del Credito Cooperativo Alto Friuli e aveva presieduto la Cassa di Risparmio di Trieste, carica abbandonata in seguito alla decisione di candidarsi alla presidenza della Provincia di Udine.
Andrea Pittini è nato a Gemona del Friuli nel 1930, terra alla quale è sempre rimasto legatissimo e che grazie alle sue iniziative industriali, in particolare nel tremendo dopo terremoto, ha ricevuto posti di lavoro e benessere. Pittini ha cominciato l’attività già dopo la seconda guerra mondiale nel settore delle demolizioni e del recupero di materiali ferrosi poi allargato alla trafilatura con la produzione del traliccio elettrosaldato.
Il suo massimo impegno fu espresso nel dopo-sisma per rimediare a problemi rilevantissimi e per non fermare un processo di industrializzazione messo gravemente in crisi dai danni causati nelle aziende.
Andrea Pittini, quale riconoscimento dei meriti imprenditoriali, ha ricevuto nel 1979 l’onorificenza di cavaliere del lavoro. Nell’Associazione Industriali ha affiancato Gianni Cogolo come Vicepresidente e nel febbraio 1984 gli è succeduto alla presidenza. Pittini ha spinto soprattutto l’Associazione all’espansione dell’export dei prodotti friulani, impegnandosi altresì in una strenua difesa delle aziende sane che hanno attraversato periodi di temporanea crisi.
Gianni Cogolo nacque a Udine il 13 settembre 1932 e sin dall’inizio della sua esperienza industriale si è applicato all’azienda di famiglia. Diplomatosi in chimica conciaria a Torino nel 1951, Cogolo ha assunto la Presidenza dell’azienda nel ’59 dando un notevole impulso a tutta l’attività che nel corso degli anni settanta ha compiuto un deciso salto di qualità trovando nella tecnologia e nell’engineering nuove ed efficacissime strade.
Gianni Cogolo ha unito questo impegno imprenditoriale nella sua azienda ad un’assidua presenza negli organismi associativi. Dopo una lunga esperienza come Vicepresidente al fianco di Rinaldo Bertoli, 1979 ha assunto la Presidenza dell’Associazione Industriali pilotandola nella difficile fase della ricostruzione e del riavvio della macchina produttiva.
In questo periodo si sono inseriti altri traguardi, come il passaggio nella stupenda sede di Palazzo Torriani, la riorganizzazione della struttura dell’Associazione e, in campo legislativo, la definizione di importanti strumenti di crescita per le nostre aziende.
Di particolare rilevanza è inoltre la nascita del CISAE (Centro di Informazioni e Studi sulle Attività Economiche) da lui voluto come testimonianza del ruolo che l’imprenditoria friulana intende svolgere a vantaggio della comunità in cui opera.
Rinaldo Bertoli nacque a Udine l’8 agosto 1922 e intrecciò tutta la sua vita a quella dell’azienda di famiglia, una dinastia friulana che ha operato con efficacia nel campo siderurgico.
L’azione di Rinaldo Bertoli si rivelò intensa e impegnata anche al di fuori della fabbrica ricoprendo numerosi incarichi pubblici di vario tipo.
Nell’Associazione Industriali della provincia entrò giovanissimo e dal 1955 al 1969 fu al fianco dell’on. Archimede Taverna come Vicepresidente. Nel 1969, alla morte di Taverna, toccò all’ing. Bertoli il compito di raccogliere l’eredità prima come reggente e dopo come Presidente, riuscendo a stabilire punti di reciproca attenzione e collaborazione con la Regione e gli interlocutori politici. È il periodo in cui l’Associazione esce da una sorta di isolamento e diventa protagonista di iniziative e leggi che faranno sentire a lungo il loro effetto sulla nostra realtà economica.
Nel 1976 l’ing. Bertoli in qualità di Presidente dell’Associazione dedicò tutti il suo impegno a rilanciare l’industria friulana messa in ginocchio dalle scosse sismiche. È ricordato come il Presidente della ricostruzione industriale.
Archimede Taverna nacque a San Giorgio di Nogaro il 3 settembre 1896. Studiò a Udine e, dopo aver conseguito il diploma di geometra, partecipò alla prima guerra mondiale in qualità di ufficiale di artiglieria.
Ripresa la vita civile, si inserì immediatamente nell’impresa paterna non tralasciando impegni di carattere pubblico in un’atmosfera notoriamente delicata per i suoi risvolti politici ed economici.
Nel ’48 fondò la Cassa Edile di Mutualità ed Assistenza, costituita e amministrata in forma paritetica con le Organizzazioni Sindacali. Nel ’55 raccolse l’eredità di Camillo Malignani e guidò l’Associazione nel periodo del “miracolo economico” evidenziando una capacità di superamento dei vecchi schemi per allinearsi alla realtà dinamica che i nuovi tempi imponevano.
Camillo Malignani nacque a Udine il primo ottobre 1893 e si pose molto presto sulle orme del padre, il grande Arturo, geniale pioniere nel campo dell’elettricità e della tecnica. Camillo Malignani divenne protagonista degli anni più difficili e tremendi del dopoguerra quando bisognava dare corpo e concretezza ai progetti di ricostruzione di un tessuto industriale in gravissima difficoltà.
Nominato con decreto prefettizio di fine maggio 1945 Commissario Liquidatore della disciolta Unione Industriali Fascista della provincia di Udine, gestì la fase della transizione verso la costituzione della nuova Associazione Industriali formalmente costituita il 7 giugno 1945. Il nuovo Consiglio Direttivo lo elesse primo Presidente nella riunione del 13 ottobre 1945.
L’attivismo e le scelte del Presidente furono determinanti per far crescere l’organismo.
Morì a Udine il 3 aprile 1960, proprio mentre spuntava in Friuli un risveglio economico che avrebbe tolto la nostra terra dalle posizioni di sottosviluppo. Il suo sogno di sempre.
L'Associazione raggiunse un ulteriore importante traguardo trasferendosi, nel 1981, nell'attuale sede di Palazzo Torriani. Dietro la facciata di ogni antico palazzo si nascondono storie suggestive e affascinanti. La regola è rispettata anche per Palazzo Torriani. Le radici del racconto si perdono davvero nella notte dei tempi, arrivando a circa 700 anni fa.
Tutto cominciò nel 1295 quando Raimondo della Torre, Patriarca di Aquileia, decise di allargare la cinta muraria a ponente, in quell’occasione fu eretta la torre di difesa con ponte levatoio di Porta Nuova in seguito chiamata Torre di Santa Maria, ancor oggi ben presente, all’angolo tra via Zanon e via dei Torriani.
Dopo la caduta del governo patriarcale e la venuta della Serenissima molti nobili, limitati ormai nei privilegi, lasciarono gli scomodi castelli per venire ad abitare in città.
Così fece anche il nobile Francesco Masieri il quale acquistò dall’Ospedale Maggiore una casa con terreno annesso, all’esterno della Torre di Santa Maria, ove demolite la casa e le mura costruì senza troppi risparmi una vera casa patrizia.
Il risultato finale fu così soddisfacente che nel 1595 il Masieri ebbe l’onore di ospitare addirittura Marcantonio Barbaro, Girolamo Foscarini, Marin Grimano, Leonardo Donato, procuratori di San Marco giunti a Udine per dare un’occhiata all’amministrazione della città e soprattutto, evento davvero notevolissimo, per deliberare la fondazione della fortezza di Palma.
I discendenti di Francesco non dimostrarono però grande attaccamento verso il Palazzo e alla morte di un nipote, che lo aveva ereditato, la vedova Vanda Vando, già ricca per conto suo, pensò di cederlo nel 1630 al conte Ludovico Manin. Questa famiglia di ricchi banchieri di origine fiorentina ne rimase proprietaria per circa 140 anni eseguendo molti lavori e abbellendo notevolmente gli interni con la firma di artisti famosi di quel tempo. Nel 1634 continuarono ad ampliare la loro proprietà verso ovest e acquistarono dalle famiglie Colloredo e Strassoldo alcuni loro possedimenti sui quali sorgeva una cappella intitolata alla Madonna nota oggi agli udinesi come Cappella Manin demolita e ricostruita nel 1700 a cura dell’architetto Domenico Rossi e dello scultore Giuseppe Torretti. Ai Manin si deve anche l’edificazione del muro di recinzione che tuttora unisce la Torre al Palazzo e la costruzione dell’esedra di fronte alla facciata interna del Palazzo stesso dove è stata murata una pietra scolpita datata 1562 e dedicata ai loro antenati Antonio e Asdrubale.
Col tempo il palazzo divenne insufficiente per le esigenze dei Manin i quali presero la decisione di costruire la grandiosa villa di Passariano.
Nel 1768 nuovo passaggio dai Manin ai conti della Torre, da cui deriva l’attuale nome di Palazzo Torriani. L’affare fu concluso da Sigismondo della Torre che rimediò così a tanti guai combinati da un parente, il tremendo Lucio della Torre, macchiatosi di numerosi reati e delitti.
Per le sue malefatte il Consiglio dei Dieci decise di radere al suolo l’antica casa della famiglia in Piazza del Fisco, oggi piazza XX Settembre, e di erigervi al suo posto una colonna infame.
Un particolare curioso: dall’abitazione dei della Torre si salvarono soltanto alcune tele e poche statue, tra cui Ercole e Caco che dopo il trattato di Campoformido furono portate in Piazza della Libertà e che oggi sono conosciute popolarmente come Florean e Venturin.
Palazzo Torriani, per volontà della famiglia che vi vedeva una sorta di riscatto sociale dopo il periodo buio causato dall’incontenibile scavezzacollo, fu decorato e abbellito continuamente conoscendo durante l’Ottocento il suo periodo migliore, così da diventare una delle dimore patrizie più esclusive e prestigiose di Udine e del Friuli.
Nel 1804 mancò a Pordenone all’età di novant’anni il conte Lucio Sigismondo, lasciando undici figli cinque dei quali religiosi. Tra i componenti della famiglia della Torre fu soltanto Teresa, figlia di Lucio Sigismondo nipote, a vedere la luce nel Palazzo. Rimase figlia unica e ultima erede della casata della Torre ma si trasferì con il marito Fleury Felissent a Treviso frequentando il Palazzo solamente in occasione delle festività natalizie. Il padre di questa, Lucio Sigismondo, visse solitario appartandosi nel mezzanino di ponente e morì in quelle stanze nel 1890.
Il conte Sigismondo Felissent successe al nonno nell’amministrazione del vasto patrimonio materno motivo per cui la permanenza a Palazzo divenne abituale.
All’inizio della grande guerra 1915 – 18 nel Palazzo presero alloggio gli ufficiali addetti al comando supremo: i generali Cadorna e Porro con le relative ordinanze, tra i quali il principe Colonna sindaco di Roma. Nei primi giorni dell’invasione Austro-tedesca il Palazzo fu saccheggiato dai soldati.
L’epidemia di spagnola che infierì sul finire della Grande Guerra fece morire la contessa Teresa della Rovere ed il figlio Sigismondo Felissent perciò la proprietà del Palazzo passò per successione alle sorelle di Sigismondo, Caterina vedova de’ Lutti e Teresa in duca Catemario di Quadri. Per provvedere alle spese di successione ed al ripristino degli immobili danneggiati dalla guerra e dall’incuria, furono alienati vari beni spezzati e la braida annessa al Palazzo Torriani che fu lottizzata ottenendo via Girardini e via Asquini.
Il piano nobile del palazzo, dopo essere stato affittato per un paio di anni, nel 1928 si rese libero assieme al mezzanino di levante che fu adattato ad abitazione padronale e il restante Palazzo divenne degna sede del Circolo degli Ufficiali del presidio militare. La Torre che era murata all’esterno e che serviva da cantina, nel 1931 fu aperta verso via Zanon e adattata a spaccio di vini padronali.
Il duca Catemario, marito di Teresa, oltre ad amministrare i beni della famiglia ricopriva cariche pubbliche e aveva preso domicilio nel mezzanino padronale del Palazzo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando avvenne l’occupazione tedesca nel settembre 1943, il Circolo Ufficiali si sciolse e il duca Catemario che era presidente della Croce Rossa Italiana, per evitare l’incomoda installazione di comandi tedeschi, trasferì prontamente nei locali del palazzo la sede di quella benemerita istituzione. Smobilitata la C.R.I. e rientrata nei locali comunali, il Palazzo fu affittato all’Ufficio Tecnico Erariale. La Torre che non serviva più a spaccio di vini, nel 1943 fu adibita d’autorità a friggitoria popolare e rimase poi alla cooperativa di consumo come negozio di alimentari. Nel 1960 fu trasformata in bottega di oggetti d’arte.
L’insieme del Palazzo e della torre fu dichiarato ufficialmente monumento nazionale nel 1951 dalla Direzione Generale delle Antichità e delle Arti, motivandolo di interesse particolarmente importante per la notevole impronta storica ed artistica che riveste come monumento del secolo XIV e XIV. Il Palazzo non poteva avere proprietà più gelosa e solerte della marchesa Maria Eloisa Catemario in Filiasi, figlia del duca Catemario, la quale si oppose energicamente al piano regolatore cittadino che tendeva ad isolare il palazzo dalla Torre e con opportuno restauro riportò allo stato originario l’armonico insieme della caratteristica costruzione.
Venuta a mancare nel 1973 la Marchesa, gli immobili furono ereditati dai nipoti, i conti Enrico e Carlo Ancillotto di Treviso, figli di sua sorella Maria Teresa Catemario in Ancillotto, i quali due anni dopo lo vendettero all’Associazione degli Industriali della Provincia di Udine che provvide all’adattamento del Palazzo per ospitare gli uffici.
Il restauro, su progetto dell’arch. Bernardis, è stato per molti aspetti radicale, pur non alterando le strutture fondamentali. Il risultato è senza dubbio stupendo sotto ogni punto di vista, dall’estetica al rigore formale. L’associazione ha dato poi avvio alla ristrutturazione della Torre di Santa Maria, messa a disposizione del Comune per tenervi esposizioni e rassegne museali. Palazzo Torriani e Torre di Santa Maria si sono così inseriti nuovamente nel tessuto cittadino come suggestivi punti di riferimento. Le loro stanze sono ricche di storia, ma ugualmente hanno trovato un uso razionale ed efficiente per i giorni nostri.
Nel periodo della presidenza del comm. Archimede Taverna, fu inaugurata nel luglio 1957 la nuova sede della Delegazione di Tolmezzo.
La sede fu trasferita nel Palazzo, appositamente costruito, di Via San Francesco d'Assisi n. 4, successivamente ampliato e ammodernato.
La prima sede sociale trovò collocazione in Palazzo Mantica in Via Manin a Udine e furono create le Delegazioni di Pordenone e di Tolmezzo per un decentramento dell'operatività e dei servizi.