“La quarta rivoluzione industriale non deve esaurirsi con l’utilizzo di macchinari all’avanguardia o con il meccanismo di incentivazione automatica introdotto dal Piano Nazionale Industria 4.0. Questi sono solo una parte del progetto complessivo. Vanno altresì tenuti in considerazione tutti gli altri fattori connessi a questa rivoluzione: dalla formazione ai modelli di business; dalla imprenditorialità ad una digitalizzazione non fine a sé stessa ma permanente e continua”.
E’ quanto ha dichiarato Dino Feragotto, Vicepresidente di Confindustria Udine aprendo l’incontro dal titolo “Industria 4.0 oltre le tecnologie abilitanti: come ripartire dai modelli di business, dall’organizzazione e dalle persone” promosso dal Club Innovazione ed Energia di Confindustria Udine.
“Per fare davvero Industria 4.0 – ha spiegato Fabio Candussio, docente di Sistemi informativi aziendali e Gestione della produzione dell’Università di Udine – non basta solo sapere con che mezzi (la tecnologia) fare il viaggio, ma anche comprendere bene dove si vuole andare (i modelli di business). Quattro sono i frazionisti di una ideale staffetta vincente del 4.0: le tecnologie abilitanti, l’analisi dei dati, un’organizzazione aziendale interna 4.0 e il business model con la focalizzazione esatta del bersaglio da cogliere”.
Nel proporre una lettura della trasformazione digitale in atto, Bianca Granetto, vice presidente Ricerca di Gartner Inc, ha evidenziato come “scalare un nuovo modello operativo digitale sia la sfida chiave per le aziende, fermo restando che non esistono modelli digitali virtuosi se non supportati da un ecosistema di accoglienza”.
“Non basta – ha quindi aggiunto Granetto – ‘pensare fuori dal cubo’ (out of the box), bisogna proprio distruggerlo, essere divergenti e abbandonarsi a un work in progress coraggioso, coltivare la capacità di scalare, nella logica di allineare la trasformazione dell’IT con i nuovi obiettivi. Digital transformation significherà quindi reale trasformazione del modello operativo di un’azienda in senso digitale, e nella ricerca sostanzialmente di nuovi modelli di business”.
Marco Ometto, vicepresidente esecutivo di Danieli Automation spa, ha portato l’esperienza di un’azienda leader della siderurgia alle prese con una digitalizzazione non di facciata, ma pronta a cogliere gli stimoli per restare competitiva in un momento di mercato senza picchi. “Oltre a un gap culturale da superare – ha evidenziato Ometto – c’è ora come ora un problema a reperire risorse umane qualificate per affidare le chiavi dell’industria 4.0”.
Da ultimo, Roberto Mascali, dell’area Relazioni esterne e rapporti associativi di Umana spa, ha trattato il tema della formazione “per far trovare all’interno dell’azienda un terreno fertile per l’inserimento di nuove tecnologie o di macchine evolute, tenendo presente che non tutte le competenze potranno essere introdotte ex novo”. Per far parlare 4.0 tutta l’azienda, Umana ha, tra l’altro, attivato un corso multimediale, U4JOB, dedicato alla diffusione della cultura digitale all’interno dell’impresa, disponibile per le associate a Confindustria.