Tutto cominciò nel 1295 quando Raimondo della Torre, Patriarca di Aquileia, decise di allargare la cinta muraria a ponente, in quell’occasione fu eretta la torre di difesa con ponte levatoio di Porta Nuova in seguito chiamata Torre di Santa Maria, ancor oggi ben presente, all’angolo tra via Zanon e via dei Torriani.
Dopo la caduta del governo patriarcale e la venuta della Serenissima molti nobili, limitati ormai nei privilegi, lasciarono gli scomodi castelli per venire ad abitare in città.
Così fece anche il nobile Francesco Masieri il quale acquistò dall’Ospedale Maggiore una casa con terreno annesso, all’esterno della Torre di Santa Maria, ove demolite la casa e le mura costruì senza troppi risparmi una vera casa patrizia.
Il risultato finale fu così soddisfacente che nel 1595 il Masieri ebbe l’onore di ospitare addirittura Marcantonio Barbaro, Girolamo Foscarini, Marin Grimano, Leonardo Donato, procuratori di San Marco giunti a Udine per dare un’occhiata all’amministrazione della città e soprattutto, evento davvero notevolissimo, per deliberare la fondazione della fortezza di Palma.
I discendenti di Francesco non dimostrarono però grande attaccamento verso il Palazzo e alla morte di un nipote, che lo aveva ereditato, la vedova Vanda Vando, già ricca per conto suo, pensò di cederlo nel 1630 al conte Ludovico Manin. Questa famiglia di ricchi banchieri di origine fiorentina ne rimase proprietaria per circa 140 anni eseguendo molti lavori e abbellendo notevolmente gli interni con la firma di artisti famosi di quel tempo. Nel 1634 continuarono ad ampliare la loro proprietà verso ovest e acquistarono dalle famiglie Colloredo e Strassoldo alcuni loro possedimenti sui quali sorgeva una cappella intitolata alla Madonna nota oggi agli udinesi come Cappella Manin demolita e ricostruita nel 1700 a cura dell’architetto Domenico Rossi e dello scultore Giuseppe Torretti. Ai Manin si deve anche l’edificazione del muro di recinzione che tuttora unisce la Torre al Palazzo e la costruzione dell’esedra di fronte alla facciata interna del Palazzo stesso dove è stata murata una pietra scolpita datata 1562 e dedicata ai loro antenati Antonio e Asdrubale.
Col tempo il palazzo divenne insufficiente per le esigenze dei Manin i quali presero la decisione di costruire la grandiosa villa di Passariano.
Nel 1768 nuovo passaggio dai Manin ai conti della Torre, da cui deriva l’attuale nome di Palazzo Torriani. L’affare fu concluso da Sigismondo della Torre che rimediò così a tanti guai combinati da un parente, il tremendo Lucio della Torre, macchiatosi di numerosi reati e delitti.
Per le sue malefatte il Consiglio dei Dieci decise di radere al suolo l’antica casa della famiglia in Piazza del Fisco, oggi piazza XX Settembre, e di erigervi al suo posto una colonna infame.
Un particolare curioso: dall’abitazione dei della Torre si salvarono soltanto alcune tele e poche statue, tra cui Ercole e Caco che dopo il trattato di Campoformido furono portate in Piazza della Libertà e che oggi sono conosciute popolarmente come Florean e Venturin.
Palazzo Torriani, per volontà della famiglia che vi vedeva una sorta di riscatto sociale dopo il periodo buio causato dall’incontenibile scavezzacollo, fu decorato e abbellito continuamente conoscendo durante l’Ottocento il suo periodo migliore, così da diventare una delle dimore patrizie più esclusive e prestigiose di Udine e del Friuli.
Nel 1804 mancò a Pordenone all’età di novant’anni il conte Lucio Sigismondo, lasciando undici figli cinque dei quali religiosi. Tra i componenti della famiglia della Torre fu soltanto Teresa, figlia di Lucio Sigismondo nipote, a vedere la luce nel Palazzo. Rimase figlia unica e ultima erede della casata della Torre ma si trasferì con il marito Fleury Felissent a Treviso frequentando il Palazzo solamente in occasione delle festività natalizie. Il padre di questa, Lucio Sigismondo, visse solitario appartandosi nel mezzanino di ponente e morì in quelle stanze nel 1890.
Il conte Sigismondo Felissent successe al nonno nell’amministrazione del vasto patrimonio materno motivo per cui la permanenza a Palazzo divenne abituale.
All’inizio della grande guerra 1915 – 18 nel Palazzo presero alloggio gli ufficiali addetti al comando supremo: i generali Cadorna e Porro con le relative ordinanze, tra i quali il principe Colonna sindaco di Roma. Nei primi giorni dell’invasione Austro-tedesca il Palazzo fu saccheggiato dai soldati.
L’epidemia di spagnola che infierì sul finire della Grande Guerra fece morire la contessa Teresa della Rovere ed il figlio Sigismondo Felissent perciò la proprietà del Palazzo passò per successione alle sorelle di Sigismondo, Caterina vedova de’ Lutti e Teresa in duca Catemario di Quadri. Per provvedere alle spese di successione ed al ripristino degli immobili danneggiati dalla guerra e dall’incuria, furono alienati vari beni spezzati e la braida annessa al Palazzo Torriani che fu lottizzata ottenendo via Girardini e via Asquini.
Il piano nobile del palazzo, dopo essere stato affittato per un paio di anni, nel 1928 si rese libero assieme al mezzanino di levante che fu adattato ad abitazione padronale e il restante Palazzo divenne degna sede del Circolo degli Ufficiali del presidio militare. La Torre che era murata all’esterno e che serviva da cantina, nel 1931 fu aperta verso via Zanon e adattata a spaccio di vini padronali.
Il duca Catemario, marito di Teresa, oltre ad amministrare i beni della famiglia ricopriva cariche pubbliche e aveva preso domicilio nel mezzanino padronale del Palazzo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando avvenne l’occupazione tedesca nel settembre 1943, il Circolo Ufficiali si sciolse e il duca Catemario che era presidente della Croce Rossa Italiana, per evitare l’incomoda installazione di comandi tedeschi, trasferì prontamente nei locali del palazzo la sede di quella benemerita istituzione. Smobilitata la C.R.I. e rientrata nei locali comunali, il Palazzo fu affittato all’Ufficio Tecnico Erariale. La Torre che non serviva più a spaccio di vini, nel 1943 fu adibita d’autorità a friggitoria popolare e rimase poi alla cooperativa di consumo come negozio di alimentari. Nel 1960 fu trasformata in bottega di oggetti d’arte.
L’insieme del Palazzo e della torre fu dichiarato ufficialmente monumento nazionale nel 1951 dalla Direzione Generale delle Antichità e delle Arti, motivandolo di interesse particolarmente importante per la notevole impronta storica ed artistica che riveste come monumento del secolo XIV e XIV. Il Palazzo non poteva avere proprietà più gelosa e solerte della marchesa Maria Eloisa Catemario in Filiasi, figlia del duca Catemario, la quale si oppose energicamente al piano regolatore cittadino che tendeva ad isolare il palazzo dalla Torre e con opportuno restauro riportò allo stato originario l’armonico insieme della caratteristica costruzione.
Venuta a mancare nel 1973 la Marchesa, gli immobili furono ereditati dai nipoti, i conti Enrico e Carlo Ancillotto di Treviso, figli di sua sorella Maria Teresa Catemario in Ancillotto, i quali due anni dopo lo vendettero all’Associazione degli Industriali della Provincia di Udine che provvide all’adattamento del Palazzo per ospitare gli uffici.
Il restauro, su progetto dell’arch. Bernardis, è stato per molti aspetti radicale, pur non alterando le strutture fondamentali. Il risultato è senza dubbio stupendo sotto ogni punto di vista, dall’estetica al rigore formale. L’associazione ha dato poi avvio alla ristrutturazione della Torre di Santa Maria, messa a disposizione del Comune per tenervi esposizioni e rassegne museali. Palazzo Torriani e Torre di Santa Maria si sono così inseriti nuovamente nel tessuto cittadino come suggestivi punti di riferimento. Le loro stanze sono ricche di storia, ma ugualmente hanno trovato un uso razionale ed efficiente per i giorni nostri.