La manifattura in provincia di Udine nel terzo trimestre del 2024 continua a mostrare segni di debolezza. Questo il quadro che emerge dall’elaborazione dei dati dell’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Confindustria Udine su un campione rappresentativo delle aziende associate (due terzi del totale per numero di addetti).
In dettaglio, nel terzo trimestre 2024 la produzione industriale in provincia di Udine è diminuita dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e, complice anche il trimestre estivo, è crollata dell’8,2% rispetto al secondo trimestre 2024.
Al calo tendenziale ha contribuito maggiormente la decisa flessione delle vendite in Italia, -5,6%, superiore a quelle all’estero, -2,3%.
Dalle attese delle imprese non giungono segnali positivi: il 63% ritiene che la produzione nei prossimi mesi resterà stabile. Solo il 5% prevede una crescita, mentre il 32% si aspetta una contrazione. Gli ordini nel terzo trimestre risultano in diminuzione del 4,6% rispetto allo scorso anno.
L’occupazione, infine, continua a mantenersi stabile, +0,3% sul secondo trimestre.
Con riferimento ai singoli comparti gli andamenti sono complessivamente negativi nel terzo trimestre. In dettaglio: meccanica -1,8% la variazione congiunturale, -1,6% quella tendenziale, siderurgia -11,6% la variazione congiunturale, -0,2% quella tendenziale, legno e mobile -9,6% la variazione congiunturale, -2,1% quella tendenziale, alimentare e bevande -0,5% la variazione congiunturale, -2,1% quella tendenziale, cartarie -16,0% la variazione congiunturale,-7,6% quella tendenziale, gomma e plastica 0% la variazione congiunturale, -3% quella tendenziale, chimica -7,2% la variazione congiunturale,-1,9% quella tendenziale, materiali da costruzione -2,9% la variazione congiunturale, -5,1% quella tendenziale.
Il commento del direttore generale di Confindustria Udine, Michele Nencioni:
“I motivi dell’andamento riflessivo del manifatturiero friulano, a forte vocazione esportatrice e che importa per trasformare, sono molteplici. Il costo del gas naturale, anche se lontano dai livelli dell’agosto 2022, è tre volte superiore rispetto al 2019 ed è il quadruplo rispetto a quello negli Stati Uniti. La crisi della Germania, che ha perso oltre il 9% della sua produzione industriale dal 2019 ad oggi, si riflette sulle imprese friulane essendo lo Stato tedesco il principale partner commerciale. Le normative legate al Green Deal prevedono tappe troppo ravvicinate e i cui costi saranno inevitabilmente a carico di imprese e famiglie”.
“Senza industria non c’è sviluppo e lavoro, perché verrebbe meno la componente più vitale dell’economia, quella che innova e che compete sui mercati internazionali e che contribuisce in modo determinante al nostro sistema di welfare. È quindi necessaria una visione, sia a livello nazionale che regionale, auspicabilmente all’interno di una coerente cornice europea per il rilancio della competitività ispirata al cosiddetto Piano Draghi, di chiara politica industriale, volta a dare un impulso deciso sugli investimenti, per aumentare la produttività e per non disperdere quello slancio che il nostro manifatturiero ha mostrato immediatamente dopo la pandemia. Una visione prospettica, che dovrà includere anche il nucleare di nuova generazione, l’unica alternativa percorribile per una decarbonizzazione realistica”.