“Il CCNL ESG è un insieme di elementi, come tasselli che compongono un mosaico. Si va dagli aspetti sociali-solidaristici, come quanto previsto per la non autosufficienza lungo tutta la vita e l’assistenza sanitaria integrativa per le fasce più deboli, alla formazione e alla sicurezza sul lavoro, agli aspetti ambientali, fino alla governance sugli appalti e la partecipazione. Il CCNL ESG è anche attraversato da interventi importanti sui temi di genere, per il personale femminile: come il potenziamento della previdenza complementare, la formazione mirata e gli obiettivi di aumentare l’occupazione femminile in generale e nei livelli direttivi. Sulla retribuzione, ferme restando la garanzia di adeguamento all’IPCA NEI già prevista - che nel periodo di vigenza del precedente CCNL ha determinato adeguamenti dei minimi tabellari pari a circa 310 euro lordi al livello C3 -, si vuole garantire che, laddove si genera adeguata marginalità, in un percorso di crescita costante, una parte venga redistribuita. Abbiamo previsto una soluzione per tutti quei casi in cui non ci sono premi di risultato o elementi economici collettivi in azienda, valorizzando allo stesso tempo i riconoscimenti individuali. Inoltre, la revisione dell’istituto degli scatti diventa un nuovo elemento volto a valorizzare la continuità professionale, che risponde a bisogni di persone e famiglie in termini di disponibilità finanziaria grazie agli anticipi e porta anche con il sesto biennio ulteriori benefici non assorbibili”.
Parole di Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, oggi ospite di Confindustria Udine per un incontro con le imprese metalmeccaniche associate guidate dal capogruppo Davide Boeri – presente anche il direttore generale dell’Associazione degli industriali udinese, Michele Nencioni -, nel corso del quale si è fatto il punto sulla trattativa di rinnovo del Contratto nazionale metalmeccanica industria e sull’andamento del comparto a livello territoriale.
“La proposta di realizzare un CCNL ESG – ha proseguito il direttore generale di Federmeccanica - unisce due necessità imprescindibili: quella della sostenibilità economica e sociale e quella della competitività, continuando ad animare il Rinnovamento Contrattuale avviato dal 2016 con spirito riformatore’”.
“È una proposta calata nella realtà. La realtà di un settore che sta attraversando grandi difficoltà – ha affermato Stefano Franchi -, e nel quale l’incremento di costi degli ultimi anni ha avuto un pesante impatto negativo sulla profittabilità, essendo stato assorbito totalmente da moltissime imprese senza essere trasferito sui prezzi dei prodotti. La realtà di un modello contrattuale che ha dato risposte importanti per sostenere il reddito delle persone e delle famiglie, grazie dall’adeguamento annuale all’inflazione, all’assistenza sanitaria integrativa fino ai flexible benefits e alla previdenza complementare, e che ha realizzato grandi riforme come il diritto soggettivo alla formazione e il nuovo inquadramento professionale. La realtà sociale fatta di grandi problemi presenti e futuri come quello demografico, che possono avere effetti devastanti sulla società, sulle persone e sulle imprese”.
“Siamo consapevoli che il percorso non sarà semplice – ha concluso Franchi -. La direzione però è quella giusta e non possiamo tornare indietro, dobbiamo invece andare avanti per il progresso di un intero sistema”.
“L’industria metalmeccanica della provincia di Udine – ha poi ricordato il capogruppo Davide Boeri -, secondo le elaborazioni dell’Ufficio studi di Confindustria Udine su dati Unioncamere, conta quasi 25 mila addetti, il 52% degli addetti manifatturieri provinciali e il 39% degli addetti metalmeccanici regionali. Sono quasi 1.800 le localizzazioni metalmeccaniche attive (sedi di impresa + filiali), che rappresentano oltre il 41% delle aziende metalmeccaniche dell’intera regione. In provincia di Udine l’attività produttiva del comparto metalmeccanico nel primo semestre di quest’anno, dopo aver registrato nell’intero 2023 livelli sostanzialmente invariati rispetto al 2022 nella meccanica e una flessione nel comparto della siderurgia, risulta in sofferenza, segnando un andamento negativo”.
“L’industria metalmeccanica udinese – ha aggiunto Boeri - è alle prese con una serie di difficoltà che impediscono al momento la crescita del comparto. L’incertezza alimentata dai conflitti in corso, la debolezza del commercio mondiale legata anche alle difficoltà del trasporto marittimo, gli effetti delle politiche monetarie restrittive, i costi dell’energia ancora alti, rendono le prospettive assai sfidanti”.
Lo confermano i numeri: secondo le analisi dell’Ufficio studi di Confindustria Udine su dati della propria Indagine congiunturale, nel settore meccanico lo scorso anno si è avuto un lieve calo produttivo dello 0,3%, mentre nei primi sei mesi del 2024 si è osservata una diminuzione dell’1,9%.
Nel settore della siderurgia, dopo la caduta del 3% evidenziata nel 2023, anche nel primo semestre di quest’anno i volumi prodotti si sono ridotti, seppur in misura inferiore: -2,5%.
Le esportazioni del comparto metalmeccanico, sempre secondo l'Ufficio studi di Confindustria Udine su elaborazione dati Istat, nel primo semestre 2024 hanno risentito della debolezza del commercio mondiale registrando una contrazione, in termini monetari, del 14,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, passando da 2.811 a 2.408 milioni di euro.
Nel dettaglio, sono aumentate in particolar modo le esportazioni di apparecchiature elettriche (+27,1%) e altri mezzi di trasporto (+15,8%), mentre sono diminuite quelle di prodotti della metallurgia (-18,1%), di macchinari (-14,2%), di prodotti in metallo (-23,1%), di computer e prodotti di elettronica (-3,8%) e di autoveicoli e rimorchi (-11,7%).
Con riferimento ai principali Paesi di destinazione si ha un marcato calo delle vendite in Germania, -16,4% (verso la quale si esportano beni per 362 milioni di euro), Stati Uniti (-21,9%), Austria (-14,1%), Francia (-16,9%).
Nel periodo gennaio-agosto 2024, il numero delle ore di Cassa integrazione guadagni autorizzate per gli addetti metalmeccanici sono stati pari a 1.853.739, con un calo del 6,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nell’ambito delle tipologie di intervento, a fronte di una maggior richiesta per la CIG ordinaria (+26,5%), si è contrapposta una netta diminuzione per la CIG straordinaria (-7,9%).