La Strategia di specializzazione intelligente, introdotta nel 2013 con Regolamento europeo per la programmazione 2014-2020 sui Fondi strutturali e di investimento europei, nasce con lo scopo di massimizzare l’impatto degli investimenti dedicati a ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione in modo coerente con le specializzazioni che caratterizzano i singoli territori.
L’Istat aggiorna gli indicatori relativi alle imprese ed ai relativi aggregati economici nelle aree di specializzazione intelligente. Questi indicatori, diffusi sia a livello nazionale che regionale, sono desunti dalle informazioni della seconda edizione del Censimento permanente delle imprese 2022, integrate con le informazioni dei registri statistici di base e sono stati rielaborati dall’Ufficio studi di Confindustria Udine.
La Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI) individua cinque aree tematiche prioritarie: Industria intelligente e sostenibile, Energia e ambiente; Salute, alimentazione, qualità della vita; Agenda digitale, smart communities, Sistemi di mobilità intelligente; Turismo, patrimonio culturale e industria della creatività; Aerospazio e difesa.
Tali tematiche si declinano in 12 aree di specializzazione intelligente, individuate dalle amministrazioni centrali e regionali, ossia ecosistemi industriali che identificano ambiti di produzione fondamentali del tessuto produttivo italiano. Le aree di specializzazione intelligente sono: Aerospazio; Agroalimentare; Economia del mare; Chimica verde; Design, creatività e made in Italy; Energia; Fabbrica intelligente; Mobilità sostenibile; Salute; Comunità intelligenti; Tecnologie per gli ambienti di vita; Tecnologie per il patrimonio culturale.
La Smart specialisation strategy (S3) è lo strumento che le Regioni ed i Paesi membri dell'Unione europea hanno adottato per individuare obiettivi, priorità, azioni in grado di massimizzare gli effetti degli investimenti in ricerca e innovazione, puntando a concentrare le risorse sugli ambiti di specializzazione caratteristici di ogni territorio. La classificazione delle imprese potenzialmente S3, pertanto, identifica complessivamente un ecosistema che si differenzia dalle imprese non incluse nel perimetro delle aree a specializzazione intelligente, sia riguardo alle performance economiche, sia rispetto alle dimensioni strategiche.
I principali obiettivi della strategia sono i seguenti: identificare e valorizzare gli ambiti produttivi e tecnologici regionali di eccellenza; definire le priorità di investimento e favorire un utilizzo più efficiente dei fondi europei a supporto di ricerca e innovazione; elaborare una visione strategica condivisa.
Principali risultati per il FVG
Nel 2021 il comparto S3 rappresenta in FVG il 32% delle imprese dell’industria e dei servizi e il 54,7% degli addetti, il 64,7% dell’economia in termini di valore aggiunto e l’85,7% dell’export di merci.
Riguardo alle dimensioni strategiche, si rileva che l’85% delle imprese S3 effettua investimenti di elevata intensità in progetti legati ad attività R&S, il 63,2% in digitalizzazione e il 65,1% in capitale umano rispetto al complesso delle imprese dell’industria e dei servizi con almeno 3 addetti.
Analizzando nel dettaglio alcune aree di specializzazione, sempre in riferimento al FVG, si nota quanto segue.
Fabbrica intelligente
La localizzazione territoriale delle imprese del settore Fabbrica intelligente, in termini di contributo regionale al valore aggiunto, rivela che il FVG occupa la seconda posizione in Italia, con un contributo delle imprese dell’area di specializzazione Fabbrica intelligente, in termini di valore aggiunto, del 36,2%, un dato secondo soltanto al Lazio (38,5%).
Aree di specializzazione Economia del mare
Il settore dell’economia del mare si distingue per le attività relative alle filiere della cantieristica navale, ittica, estrazioni marine, movimentazione di merci e passeggeri e vede al primo posto le imprese attive in FVG, con un’incidenza regionale di imprese pari a 5,2%.
Aree di specializzazione Energia e Mobilità sostenibile
Nel 2021, in Italia il comparto Energia ed ambiente, dopo l’agroalimentare, è il più consistente per imprese dell’ecosistema S3. Poiché include sistemi innovativi per la produzione e distribuzione di energie sostenibili, l’area ha acquisito rilevanza sistemica occupando un ruolo centrale nella lotta al cambiamento climatico e nel miglioramento competitivo nazionale per la crescita sostenibile. Il settore della mobilità sostenibile possiede con l’area dell’energia delle affinità sia strutturali che nelle traiettorie di sviluppo (mercati orientati a prodotti innovativi e ad alta sostenibilità). Si riscontra a livello territoriale una struttura regionale e una graduatoria similare rispetto alle due aree. Tra le prime cinque Regioni per incidenza di valore aggiunto regionale nelle due aree di specializzazione intelligente, emerge il FVG che occupa rispettivamente la seconda e la quarta posizione.
Aree di specializzazione Made in Italy
Il settore del Made in Italy ingloba attività riconducibili al sistema della moda (tessile e abbigliamento, cuoio e calzature, conciario, occhialeria), al sistema legno-mobile-arredo-casa, al settore orafo, alla meccanica e all’agroalimentare. Tra il 2018 e il 2021, la consistenza del comparto si è ridotta, trasversalmente tra le regioni, in termini di imprese e valore aggiunto. Le quote più alte di valore aggiunto si registrano in Piemonte (28,8%) e Friuli-Venezia Giulia (28,1%), che conquista dunque il secondo gradino del podio a livello nazionale.
Il commento del direttore generale di Confindustria Udine, Michele Nencioni: “Le misure di politica industriale regionale, a partire da RilancImpresa e poi da SviluppoImpresa, unite alla tradizionale buona capacità di spesa dei fondi europei nella nostra regione, producono buoni frutti. Questi dati lo confermano e restituiscono una fotografia di un sistema industriale del territorio che, da parte sua, si è impegnato per evolvere e competere, con risultati di tutto rispetto nel panorama nazionale. Oggi, abbiamo un tessuto produttivo locale trasformato: più innovativo, resiliente e sostenibile. Non a caso, ha saputo resistere alle ripetute ondate di crisi degli ultimi anni. La doppia transizione, digitale e ambientale, impone alla manifattura, che resta la spina dorsale della nostra economia, di continuare su questa strada: investimenti in ricerca e innovazione, ma anche in formazione delle risorse umane restano le priorità. Lo sono per le imprese e ci auguriamo che continuino ad esserlo per le politiche industriali europea, nazionale e regionale”.