LEGNO ARREDO IN ITALIA
La produzione del comparto legno in Italia, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Istat, è diminuita nel 2023 del 14,3% rispetto al 2022, quella del comparto mobili del 4,7% (manifatturiero -2,2%).
Il fatturato dell’intera filiera, secondo Federlegno, è sceso a 52,6 miliardi di euro (Italia 32,7 mld, export 19,9% mld), -8,1% rispetto al 2022, con un andamento più negativo sul mercato domestico (-10,1%) rispetto alle vendite all’estero (-4,5%). L’industria del legno ha registrato una diminuzione dell’11,6%, quella del mobile del -3,4%.
LEGNO-ARREDO IN FVG E IN PROVINCIA DI UDINE
In FVG e in provincia di Udine già nel 2021 si era recuperato il gap del 2020 causato dal Covid. La produzione del legno-arredo, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, dopo la caduta subita nel 2020 (-7,3% in FVG e -8,2% in prov. di Udine le variazioni percentuali rispetto all’anno precedente), aveva registrato nel 2021 un netto rimbalzo (+16,1% in FVG, +14,2% a Udine).
Nel 2022 il comparto, dopo un primo semestre positivo, anche se in decelerazione (+3,2% in FVG e +3,1% in provincia di Udine le variazioni sullo stesso periodo del 2021), nella seconda parte dell’anno ha subito una forte contrazione (-13,8% sia in FVG che in provincia di Udine).
L’andamento riflessivo è proseguito anche nei primi nove mesi del 2023 (calo del -10,4% in FVG e -9,8% in provincia di Udine).
Anche le esportazioni nei primi nove mesi del 2023 sono diminuite nei confronti del 2022: la variazione in valore in FVG è stata del -22% per il comparto del legno e del -10,5% per quello del mobile. In provincia di Udine rispettivamente -27,7% e -6,5%.
L’export nel Regno Unito, primo partner commerciale per il comparto del FVG, è diminuito a prezzi correnti del -5,3% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Seguono Francia (-3,4%), Stati Uniti (-20,2%) e Germania (-4,6%).
In provincia di Udine le vendite in Francia, primo partner commerciale, sono calate del -1,2%. Seguono gli Stati Uniti (-18,3%), il Regno Unito (-4,4%) e la Germania (-23,3%).
Il calo sul mercato interno, oltre ad essere fisiologico dopo il forte rimbalzo post Covid, è dipeso anche dalla riduzione degli incentivi legati all’edilizia e mentre per l’export si lega alla generale contrazione del commercio mondiale, dovuta anche alle tensioni geopolitiche per i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente.
Gli ordini (+2,9% in FVG e +3,1% a Udine le variazioni tendenziali) mostrano, in ogni caso, alcuni segnali di ripartenza.
SCENARIO
Il 2023 si è chiuso con alcuni segnali di recupero dell’economia mondiale. Nell’ultimo rapporto di previsione dello scorso mese, il FMI ha leggermente rivisto al rialzo le attese di crescita mondiale per l’anno in corso, lasciando immutate le previsioni per il 2025 rispetto al rapporto di autunno. Relativamente al 2024 sono decisamente migliorate le attese per gli Stati Uniti, le cui previsioni sul PIL sono riviste al rialzo di sei decimi di punto, mentre per l’area dell’euro sono state corrette al ribasso. Tra le Economie emergenti, le stime sul PIL cinese del 2024 sono state innalzate, mentre quelle sul commercio mondiale hanno subito una modesta revisione verso il basso. Il FMI continua comunque a prefigurare una forte accelerazione degli scambi internazionali, al 3,3%, per quest’anno.
I prezzi delle materie prime energetiche non sembrano finora avere risentito degli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso, che però incidono sui tempi e sui costi dei trasporti intercontinentali di merci. L’inflazione diminuisce (a gennaio 2024 +0,8% la variazione annua in Italia), anche grazie alle politiche monetarie aggressive condotte sulle due sponde dell’Atlantico, per le quali vi è ora incertezza sui tempi di un possibile allentamento.
IL COMMENTO DI MARCO VIDONI, CAPOGRUPPO LEGNO, MOBILE E SEDIA DI CONFINDUSTRIA UDINE
Marco Vidoni: “I dati confermano il sentiment delle imprese, che registrano un momento di fermo del mercato, al di là di qualche timido e sporadico segnale di ripresa. Pesano, in particolare, la situazione geopolitica, legata al blocco del Canale di Suez, e l’evoluzione del contesto normativo europeo, soprattutto per quanto riguarda il regolamento EUDR che andrà a impattare su tutte le esportazioni extraUE appesantendo, e di molto, gli oneri burocratici. Nonostante ciò, gli operatori e le aziende friulane del settore non si scoraggiano, forti anche del fatto che comunque l’utilizzo del legno verrà sempre di più ‘spinto’ anche a livello europeo, in quanto materiale privilegiato in termini di sostenibilità. Da qui l’auspicio che la riduzione dei volumi del mercato venga compensato da un aumento dei prodotti in legno: una tendenza che si si sta già riscontrando, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo del legno strutturale e non nei bandi del Pnrr”.