Una riflessione pacata e non ideologica su costi, fattibilità e tempistiche delle tecnologie nucleari di nuova generazione. È stato questo l’obiettivo di fondo di Confindustria Udine ed ENEA nel promuovere congiuntamente il convegno dal titolo “Ritorno al futuro. Nucleare made in Italy: tecnologie, scenari e prospettive” tenutosi questa mattina nella Torre di Santa Maria. Il nucleare di nuova generazione, soprattutto quello pionieristico della fusione, ma anche la nuova fissione dei mini-reattori modulari, è, a detta degli esperti, molto più sicuro di altre forme di energia, in grado di garantire ‘emissioni zero’ ed è a tutti gli effetti anche made in Italy.
“Il nostro gigantesco debito pubblico – ha affermato la vicepresidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli - lo sosteniamo con le esportazioni delle imprese italiane. Già un anno fa abbiamo rischiato di perdere un pezzo importante del nostro manifatturiero a causa del caro energia. Avere spostato da Est a Sud le nostre fonti di approvvigionamento non è che risolve il problema di sicurezza e di prezzo. Finora non abbiamo messo in sicurezza il Paese, garantendo energia sufficiente a prezzi equi e un approvvigionamento al riparo da rischi inflattivi e geopolitici. Senza questi due elementi l'Italia rischia di non centrare la transizione e mettere a repentaglio il suo assetto industriale. E, con esso, la sostenibilità del sistema Paese”.
“Con le sole rinnovabili – ha rimarcato Mareschi Danieli - non ce la facciamo. Non faremo girare la seconda manifattura europea e la settima al mondo soltanto con quel poco sole e vento disponibili nel nostro Paese. Non è possibile tecnicamente. Perciò, avanti tutta con le rinnovabili, certo, ma bisogna ragionare su un mix energetico sostenibile. Abbiamo davanti una sfida vitale: serve un mix, il più differenziato possibile, per ridurre le dipendenze e metterci in sicurezza”.
“L’Europa – ha proseguito Mareschi Danieli - ha il dovere morale e storico di essere leader nella transizione e il nostro Paese, in questo contesto, deve costruire una via italiana alla transizione energetica. Non dimentichiamoci, infatti, che i nostri principali competitor continentali hanno vantaggi che noi non abbiamo: la Francia, col suo nucleare, garantisce agli industriali d’Oltralpe un costo energetico che è un terzo del nostro. E pure la Germania, con gli spazi di bilancio di cui dispone – non dovendo sostenere un debito pubblico mostruoso come il nostro – è già stata in grado di fissare un price cap a beneficio del sistema produttivo domestico che noi ci sogniamo. Se non riusciamo a essere competitivi sui prezzi energetici, il nostro sistema produttivo non riuscirà ad essere competitivo”.
“Sul nucleare - ha concluso la vicepresidente degli industriali friulani - l’Italia ha già un importante know how. Bisogna mettere da parte pregiudizi e filosofie e affidarsi alla scienza. Il nostro, purtroppo, è il Paese dei no a prescindere o dei sì stiracchiati inclusivi del ‘Nimby’, spesso frutto di scelte puramente emotive o irrazionali o, peggio ancora, di politiche atte al mero consenso. Tutti questi “no” ci sono già costati troppo e rischiano di farci perdere quel vantaggio competitivo che, nonostante gli enormi gap concorrenziali, le nostre imprese sono state in grado, da sole, di creare e mantenere. L’Italia, che pure in questo campo ha tecnologie e cervelli, dovrebbe invece esercitare un ruolo forte all’interno di una strategia comune europea, fondata sulla scienza. Il Governo ha mostrato apertura con la 'Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile'. Abbiamo sul tavolo questioni culturali, tecnologiche e di sicurezza. Dobbiamo affrontarle e possiamo risolverle. L'Italia e le sue aziende hanno il know how per fare bene”.
Proprio per lo sviluppo di una filiera nucleare sicura, affidabile ed economica, sia da fusione che da fissione, ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile - propone, sviluppa e valida sperimentalmente nuove tecnologie, sistemi e soluzioni innovative.
Alessandro Dodaro, ingegnere e direttore del Dipartimento fusione e tecnologia per la sicurezza nucleare di ENEA, ha presentato il Dipartimento Nucleare dell’ENEA. Recentemente riorganizzato per dare maggiore focus sulle attività in ambito nucleare, è composto da 6 divisioni, un istituto e tre sezioni tecniche o amministrative: al suo interno operano circa 440 risorse di cui 310 ricercatori e tecnologi. Le aree principali tematiche sono certamente legate alla fusione e alla fissione nucleare, ma le attività del Dipartimento si concentrano anche su temi quali la sicurezza, l’ambiente, la salute e i beni culturali. “Uno dei principali progetti in corso – ha ricordato Dodaro - è la realizzazione della Divertor Tokamak Test facility, un progetto da oltre 600 milioni di euro che dovrà trovare le risposte tecnologiche al problema dello smaltimento del plasma esausto e del calore in eccesso prodotti da un reattore commerciale basato sulla produzione di energia da fusione nucleare”.
Quindi, Antonino Pietropaolo, sempre del Dipartimento fusione e tecnologia per la sicurezza nucleare di ENEA, ha parlato di fusione nucleare & Sorgentina RF, ricordando come la fusione nucleare, oltre a ricoprire un ruolo di notevole importanza nell’ambito della ricerca e sviluppo di fonti di energia sostenibili e a basso impatto ambientale, sia utilizzabile per la produzione di radioisotopi medicali. I neutroni da fusione sono particolarmente efficaci nella produzione di Molibdeno-99 (Mo-99), radioisotopo dal quale si ottiene il tecnezio-99 metastabile (Tc-99m) utilizzato nella tomografia computerizzata a singola emissione fotonica (SPECT). La SPECT è la tecnica più usata al mondo per la diagnostica di malattie tumorali e cardiovascolari, coprendo più dell’85% delle diagnostiche mediche nel mondo con circa 30 milioni di procedure amministrate ogni anno. Da qui la rilevanza del progetto Sorgentina RF, che ha come obiettivo lo sviluppo di una sorgente di neutroni da fusione di alta intensità, prima del suo genere, principalmente per la produzione di Mo-99/Tc-99m.
Il convegno è poi proseguito con l’intervento di Mariano Tarantino, consigliere di amministrazione di Siet, che ha illustrato il ruolo di Siet nel panorama della ricerca nucleare applicata. SIET, società partecipata di ENEA creata nel 1983, è attualmente leader mondiale nelle prove per la ricerca e lo sviluppo di componenti e sistemi innovativi destinati agli impianti di produzione dell'energia elettrica, tra cui sistemi nucleari di nuova generazione (SMR – Small Modular Reactor). Con la sua sede di Piacenza, sviluppa e realizza sistemi sperimentali per la caratterizzazione termoidraulica di scambiatori di calore, generatori di vapore, sistemi ausiliari, rilevanti per reattori nucleari. Detiene uno dei più ampi parchi infrastrutturali europei a supporto della tecnologia dei reattori nucleari refrigerati ad acqua, potendo realizzare anche prove integrali su sistemi di larga scala. In collaborazione con le industrie, le università e gli enti di ricerca nazionali si pone come centro di nucleazione per la sperimentazione termoidraulica dei nuovi concetti europei ed internazionali di reattori SMR refrigerati ad acqua.
Dal canto suo, Cosimo Garofalo, Brasimone site manager di Newcleo, ha poi acceso i riflettori sui reattori generazione 4.0 (Small Modular Reactor, SMR) raffreddati con piombo fuso. Newcleo, società con sedi in Italia, Londra e Lione, fondata appena nel settembre 2021 ma in rapidissima crescita (quasi 600 collaboratori), è leader in Europa per la filiera dei reattori veloci di IV generazione, raffreddati a piombo fuso, versione SMR. Garofalo, nell’illustrare i vari progetti, ha enfatizzato l’uso del residuo fissile dei reattori nucleari termici, dopo opportuno riprocessamento; “senza ricorrere, pertanto – ha sottolineato - ad ulteriore approvvigionamento di uranio naturale. Da un punto di vista tecnologico, un altro vantaggio di questi SMR è poterli costruire in officina e portarli in sito per l’assemblaggio finale”. Newcleo ed ENEA, nel marzo 2022, hanno firmato un importante accordo di collaborazione. A questo scopo, Newcleo ha già assunto una decina di persone che operano al Brasimone e che hanno il compito di definire il progetto concettuale delle installazioni di prova, seguirne la fabbricazione ed effettuare le prove di R&D in programma. Tra le installazioni di prova, la più importante sarà sicuramente il Precursor, un impianto prototipo da 10 MW termici. Esso non conterrà combustibile nucleare, bensì sarà riscaldato elettricamente e servirà per una grande varietà di prove termoidrauliche, simulando anche particolari situazioni incidentali.