Non c'è solo il PNRR italiano. Anche i PNRR degli altri Paesi della UE possono rappresentare un'occasione importante per le nostre imprese

“Il problema alla base è come le medio-piccole imprese italiane possano affacciarsi sui mercati maturi dell’Ue per cogliere le opportunità dei PNRR delle altre nazioni europee. Io, al riguardo, nonostante tutte le critiche mosse al sistema Italia, resto ottimista. Il nostro Paese rappresenta un modello da non sottovalutare: siamo, pur sempre, la seconda manifattura in Europa alle spalle della Germania e siamo ancora secondi a livello mondiale, davanti alla Cina e dietro alla solita Germania, per complessità dell’export, ossia per numerosità di mercati (intesi sia settorialmente sia geograficamente) in cui si vende oltre confine. Abbiamo le carte in regola per giocare un ruolo da protagonisti su scala continentale anche in questa partita”.  

Una ventata di fiducia è quella che ha portato il vicepresidente vicario di Confindustria Udine, Piero Petrucco, intervenendo, a palazzo Torriani, all’evento dal titolo “PNRR nei Paesi UE”.

Petrucco, riferendosi al PNRR, l’ha definito di “un’importanza straordinaria dal momento che rappresenta una vera e propria svolta nelle dinamiche europee”. Petrucco ha riassunto le caratteristiche che, secondo lui, lo rendono unico: in primis, “la peculiarità del progetto, che guarda a tutti i Paesi dell’UE, che lo devono applicare con concetti e modalità simili”, e poi, “lo sviluppo temporale limitato dei fondi, che devono essere spesi entro il 2026”. Altra chiave di lettura interessante, secondo il vicepresidente vicario di Confindustria Udine, “è il fatto che l’Italia e la Spagna dispongono della metà dei fondi previsti”.

L’ottimismo è dettato anche dal fatto che - secondo una stima della BCE del 2021 (“The macroeconomic impact of the Next Generation EU instrument on the euro area”) -, grazie agli investimenti pubblici finanziati dal NGEU, l’output della zona euro sarebbe cresciuto di circa l’1,5% nel medio periodo. Le stime della Commissione europea, disaggregate per Paesi, sono invece complessivamente più ottimistiche, soprattutto per gli effetti di “spillover” dovuti alla forte interdipendenza tra le economie dell’Unione.

“Certo – ha ammonito Petrucco – restano le variabili capaci di complicare il quadro, quali la crisi energetica e la guerra in Ucraina, due elementi di perturbazione sui quali regna l’incertezza, visto che non ci è dato sapere quando il conflitto cesserà. Di fatto in questo periodo si è certificata la fine di una globalizzazione senza limiti, fenomeno che già scricchiolava e che, in questi mesi, ha dimostrato tutta la sua fragilità”.

Il vicepresidente degli Industriali friulani ha portato poi anche la sua esperienza da imprenditore alla guida di un’azienda, la I.Co.P. di Basiliano, capace negli anni pre-Covid di maturare all’estero il 77per cento del proprio fatturato. La testimonianza di Petrucco è stata un’esortazione alle imprese friulane a non chiudersi dentro di sé, ma a scegliere con convinzione la strada dell’internazionalizzazione. “Noi lo abbiamo fatto dieci anni fa, optando principalmente per i mercati maturi – vedi Francia, Germania, Svizzera e Paesi Scandinavi – e non ci siamo mai pentiti, perché i mercati maturi presentano il vantaggio di essere affini culturalmente all’Italia nonchè di garantire la certezza del diritto e una gestione del personale simile alla nostra. Anche un’impresa di dimensione media come la I.Co.P. può dunque vincere questa sfida: la velocità decisionale e la qualità e competenza dei nostri lavoratori possono fare la differenza”. “E poi non va sottovalutato il ritorno che un’azienda può avere da un’esperienza all’estero: una crescita ‘culturale’ per i lavoratori, ma anche e soprattutto per gli imprenditori”, ha concluso Petrucco.

Ritornando ai PNNR negli altri Paesi UE, il sottosegretario agli Affari Esteri, Manlio di Stefano, collegato da remoto, ha ricordato che Il Ministero degli Esteri ha studiato i PNRR degli altri Stati membri e ha redatto un documento in cui indica le opportunità di investimento per le imprese e le filiere industriali italiane. Per ognuno dei Paesi UE è stata elaborata una sintesi con le informazioni generali e di governance, i settori prioritari perseguiti da ciascun Piano, le opportunità per le imprese italiane e una tabella di dettaglio dei principali stanziamenti previsti da ciascun Piano con indicazioni dell’area o progetto di investimento e relativo importo. Il tutto, in costante aggiornamento. Il documento fotografa, infatti, la situazione al 15 aprile 2022, ma ci sono già importanti novità nei PNRR di Svezia e Romania.

Per il sottosegretario, le imprese italiane “possono essere le vere protagoniste di una nuova fase di crescita economica, diventando, grazie alle opportunità offerte dai PNRR, più verdi, più digitali, più competitive e più resilienti. Il supporto della Farnesina c’è: siamo tutti impegnati a creare l’immagine di un’Italia più dinamica e competitiva”.

Dal canto suo, Matteo Carlo Borsani, direttore Affari europei di Confindustria UE, nel suo intervento, ha dapprima ricordato l’importanza dell’attività lobbistica di Confindustria a Bruxelles “dove – ha sottolineato – vengono di fatto emanate oltre il 70per cento delle leggi europee”.

Borsani ha sottolineato come l’adozione dei PNRR abbia anche infranto un tabù in Europa: quello di creare un debito comune europeo per finanziare i progetti. “Il PNRR prevede una serie di opportunità e di obblighi. Raggiungere i target prefissati è la condizione sine qua non per quale per accedere ai fondi”.

“L’Italia – ha aggiunto – gode di grande rispetto a Bruxelles, anche se resta un osservato speciale. Dal momento che siamo i maggiori beneficiari dei fondi europei, è un dato di fatto che l’Europa sia legata a doppio filo con il successo dei PNRR del nostro Paese. Se fallisce l’Italia con il suo PNRR, fallisce anche tutto l’impianto dei PNRR europei”.

Il direttore Affari Confindustria di Confindustria UE si è infine soffermato sulle implicazioni che la guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia potranno avere sui PNRR stessi. “Non sono previste modifiche; semmai è ipotizzabile uno scostamento dai prossimi bilanci pluriennali dell’Unione Europea prevedendo ulteriori fondi a supportare gli Stati alle prese con la crisi energetica”.

Per Marco Felisati, vicedirettore Affari internazionali di Confindustria, non si va incontro ad un gran periodo. “La zona euro resta la più colpita dall’impatto delle sanzioni anti-Russia, che vanno però comunque sostenute e appoggiate. Lo scenario globale non è positivo. La crescita dell’export finora si concentra sui beni strumentali e sui semilavorati; l’aumento dell’export è solo in valore ed è determinato dalla crescita dei prezzi. Infatti, la dinamica dei volumi resta piatta”. “Ben vengano allora – ha concluso Felisati – tutte le misure e le azioni contenute nei PNRR che possono salvaguardare il nostro export e, di conseguenza, la nostra competitività”.

Al convegno è intervenuto in collegamento da Tangeri l’imprenditore Claudio De Eccher, della Rizzani de Eccher, al seguito della missione di Draghi. Altra ventata di ottimismo: “Qui in Algeria si intravedono grandi spazi di collaborazione di noi italiani”, controbilanciata anche da un sano realismo: “All’opposto ci sono mercati come la Russia che sono oramai da considerare chiusi”.